E così mi portasti al luna park.

La ruota panoramica saliva, e insieme giravamo in quella matassa di vie disorientate che nessuno pareva conoscere.

Addentando biscotti verde macha, si pescarono giochi, peluche in negozi variopinti.

Timidi entrammo nelle scatole magiche, dove gli occhi diventarono grandi,le ciglia lunghe e tra ridenti sguardi uscimmo con polaroid come zucchero filato.

Le scritte luminose di quel parco si specchiavano in obbiettivi e facevano sorridere noi bambini, anche da lontano.

Presto capimmo che il luna park é il caos, il mondo proibito e tra le tante sale di video giochi aprendone la porta, musica, fumi e quella varietà di stili, colori ci imbambolarono.

Le giostre vendettero molti biglietti e fecero sognare ma appena tutti ebbero pagato, il luna park mostrò la sua vera essenza, tra silenziosi legni rossi e canne di bambù.

 

Con le luci dell’alba, 300 kg di tonno vennero vinti, venduti con altrettanti figli di quell’oceano generoso.

Rossi freschi per colazione sgrassati da verdi semi di fava, ci perdemmo tra quegli odori, schiamazzi e scritte di quel magico folclore ittico.

 

 

In quei giorni colorati dalla giostra per le galassie e venditori di caramelle frizzanti e sache, tornammo felici e mano a mano, a viaggiare.

Arigatò Tokyo.